NEONATI BLOCCATI A KIEV: DI LEO (STEADFAST ONLUS), BAMBINI OGGETTO DI UN CONTRATTO D'ACQUISTO. NESSUNO PRENDE IN CONSIDERAZIONE IL LORO INTERESSE MA SOLTANTO QUELLO DI CHI LI HA "COMMISSIONATI"
In questi giorni i quotidiani hanno raccontato la vicenda di decine di neonati di poche settimane ospitati in una nursery improvvisata all’Hotel Venezia a Kiev, in Ucraina. I piccoli, nati da madri surrogate sotto la gestione della società "BioTexCom", a causa dei blocchi dovuti al coronavirus non possono ancora essere presi dalle famiglie a cui erano destinati e che avevano stipulato un contratto con la famosa clinica.
Oggi La Repubblica racconta la storia di una di queste coppie italiane, la signora Angela di 55 anni e suo marito Francesco, che lanciano la loro testimonianza in merito al video propaganda di BiotexCom, che sta facendo da giorni il giro del mondo. Tra i 46 neonati "stoccati" nella hall dell’Hotel Venezia c’è infatti anche Stella, figlia biologica di Francesco, nata però grazie all’ovulo di una donatrice impiantato nell’utero di una madre surrogata, ventisettenne ucraina, già madre di tre figli. La coppia, non essendo riuscita ad avere figli in 27 anni di matrimonio, aveva deciso di ricorrere alla maternità surrogata. Ad Angela il giornalista ricorda che diverse associazioni chiedono di lasciare quei bambini in Ucraina, di restituirli alle donne che li hanno partoriti o di darli in adozione. Secondo la donna tutto questo non avrebbe senso: "Perché darli in adozione? Noi siamo già i loro genitori - afferma - non abbiamo rubato nulla a nessuno”.
In effetti noi di #Steadfastonlus concordiamo, non è stato rubato nulla a nessuno, infatti in questo caso quel qualcuno è stato acquistato, con tanto di contratto! Emmanuele Di Leo, presidente di Steadfast ONLUS, commenta: "Si tratta di una lesione gravissima nei confronti di questi minori. Non essendo ancora registrati a Kiev, è evidente la mancanza nei confronti dei neonati del loro principale diritto ad esistere a livello giuridico. E' evidente che l'interesse del minore in questo caso non viene preso per nulla in considerazione, passa in secondo piano, visto che prevale l'interesse dei compratori ad essere a tutti i costi "genitori".
Ascoltare infatti nell'intervista le dichiarazioni dei compratori che affermano di essere a conoscenza della grande sofferenza della madre surrogata nel lasciare il bambino appena partorito, fa capire chiaramente l'ingiustizia e l'atrocità di questa abominevole pratica. "Come Steadfast - prosegue Di Leo - non staremo sicuramente lì a guardare che questo scempio venga consumato. Insieme ad altre organizzazioni stiamo già elaborando i prossimi passi per contrastare questo ignobile atto."
Ne parla anche il Corriere della Sera. Per leggere l'articolo clicca qui.
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