LA CALMA È LA VIRTÙ DEI FORTI


La situazione in Niger continua a fermentare e una vocina dentro di me continua a sussurrare alimentando in me la convinzione che la manina francese sia dietro a tutta questa storia. È innegabile che il nuovo Governo italiano stia finalmente incidendo positivamente sullo scenario geopolitico africano. Un’Italia che fino all’anno scorso era inesistente sullo scacchiere afro-europeo, basti pensare all’inconsistenza dei fondi stanziati per l’aiuto pubblico per lo sviluppo, appena lo 0,29% del PIL, decisamente distante dall’obiettivo fissato con le Nazioni Unite pari allo 0,7%. 

Oggi invece la musica sta cambiando e il “Piano Mattei” ideato dal Governo di Giorgia Meloni, e non ultimo il “Patto di Roma”, sta riconsegnando all’Italia il giusto ruolo nello scacchiere dell’Antico Continente. «Un rapporto tra pari» è la convinzione italiana, apprezzatissima, per la gestione dei ruoli con i diversi stati africani. Una ricetta che, quantomeno, ha attirato l’attenzione di molti governi del continente. 

Cercate di seguirmi nel ragionamento. Tra i primi Paesi visitati dalla Premier Meloni c’è stata l’Algeria, Stato strategico specialmente sulla questione energetica; seguendo, dopo il viaggio in Libia ed Egitto, ha incontrato i leader di Etiopia e Somalia, non ultima la Tunisia. Senza dimenticare anche i viaggi in Medio oriente, Iraq, Emirati Arabi Uniti e in India relativamente al continente asiatico. Un lavoro intenso con una fondamentale regola: applicare un «modello di cooperazione non predatorio, in cui entrambi i partner devono poter crescere e migliorare». Non c’è alcun dubbio che anche la UE stia rivalutando positivamente l’azione di questo Governo sulle questioni estere ma, tutto questo movimento positivo, sta creando anche dei mal di pancia. Basti pensare che, successivamente alla visita italiana in Algeria, Macron annuncia un’intenso calendario di viaggi nelle “ex”-colonie francofone.

Arriviamo quindi alle vocine che mi sussurrano strani pensieri. Sicuramente, in questo preciso momento, accendere una miccia nell’Africa subsahariana creerebbe uno scombussolamento generale nella geopolitica africana. Ed ecco qui che il Niger si attiva con un golpe per contrastare proprio l’imperialismo francese nei suoi territori, godendo successivamente anche dell’appoggio dei governi del Mali e Burkina Faso. Quindi il presidente Mohamed Bazoum viene deposto, la Costituzione viene sciolta, chiuse le frontiere e tutte le istituzioni, nonché viene imposto un coprifuoco orario e da oggi la chiusura dello spazio aereo. Strano, non credete? Questo scenario fa scendere in campo ECOWAS, ossia, Economic Community of West African States, organizzazione nata con il trattato di Lagos nel 1975 ed oggi presieduta dalla Nigeria. ECOWAS svolge un ruolo importante nel mantenimento della sicurezza nella regione del West Africa, svolgendo, con AU (African Union) e le Nazioni Unite, un’opera di mediazione in scenari di crisi. Le nazioni aderenti sono Benin, Capo Verde, Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, Guinea-Bissau, Liberia, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo.

Negli ultimi giorni ECOWAS da un ultimatum ai golpisti nigerini, chiedendo di liberare il Presidente e ristabilire l’ordine, onde evitare un intervento armato. Tra le varie fazioni in campo subentra la Wagner che agita lo spauracchio Russia con successiva ipotesi Cina. Naturalmente Francia, Stati Uniti e Germania affilano le unghie commissionando un’azione su procura ad ECOWAS.

Ma quale sarebbe il gioco francese in tutta questa storia? 

Sicuramente un intervento - armato o non - in Niger, ristabilirebbe il primato francese sul territorio e sarebbe un’occasione per la Francia di fare un po’ di pulizia in quell’area e potenziare la propria leadership. Sicuramente interrompe momentaneamente l’effetto mediatico e l’impatto sui territori dell’importante lavoro italiano in Africa e, dato di fatto, mette in una condizione scomoda il nostro Paese. Infatti, qualora l’Italia scendesse in campo con i partner europei e di oltre oceano, compresi i cugini francesi, tradirebbe quell’idea che si sta infondendo in molti Paesi africani: ossia di un’Italia differente rispetto al resto d’Europa. Diversa nell’agire proprio perché ha recitato quelle parole mai sentite. Quel «rapporto tra pari» che già così agli albori è già stato in grado di dare vita ad una nuova speranza per un’Africa indipendente portando quindi ad una importante apertura al dialogo con il nostro Paese. «Rapporto tra pari» che verrebbe completamente cancellato se l’Italia appoggiasse un intervento in Niger che verrebbe letto, di fatto, come un sostegno all’imperialismo francese. Un tradimento che dimostrerebbe una mancanza di coerenza totale, una presa in giro dei popoli africani. Sarebbe la pietra tombale del “Piano Mattei”. 

La calma è la virtù dei forti e per l’Italia, proprio ora, cogliere l’occasione per organizzare una visita istituzionale in Nigeria potrebbe essere un’ottima opportunità per stringere rapporti anche con chi presiede ECOWAS, girando la frittata ai cugini francesi stabilendo un «rapporto tra pari» che possa portare ad una soluzione pacifica e diplomatica sulla questione Niger, isolando così la Francia di Macron dall’idea di avere un primato nello scenario africano.

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