L'Uomo Nero di nome Mafia

"L'uomo nero" di Maria Pia Camporese
"Temo che vada montando un fenomeno di criminalità di massa che metta a rischio la convivenza nazionale e la convivenza democratica. Se c'è qualcosa che può alimentare l'estremismo politico sono la cecità ideologica e la perdita di controllo dello Stato su legalità e criminalità del territorio. Stanno avvenendo entrambe". Così Alessandro Meluzzi risponde ad una domanda di un giornalista di "ItaliaOggi" in merito all'efferato omicidio di Pamela. 
"Si.. Ma ci può essere più di questo e deve essere fermato. Se arrivano qui con quella ignoranza pericolosa è grave". Così mi scrive un amico nigeriano oggi.
Dalle recenti dichiarazioni rilasciate da Meluzzi si sottolinea ancor di più la grave emergenza che la nostra nazione sta affrontando. Il problema di un'incontrollata immigrazione sta sfociando in un serio problema di sicurezza. Sono mesi che esperti continuano a marcare l'importanza di attuare piani nazionali ed extra nazionali per fronteggiare questo esodo. Parole che rimangono vane e che oltre a guadagnare qualche trafiletto di giornale (se si è fortunati), cascano nel dimenticatoio. La paura è sempre più percepita dalla nostra popolazione, una sensazione che sta montando e che potrebbe sfociare in azioni negative nei prossimi tempi. 
Sentire le parole di Peter (nome fittizio del mio amico nigeriano) fa aumentare in me proprio quella sensazione appena descritta. Su i giornali di oggi si parla di mafia nigeriana e si paragona questo fenomeno a quello di anni fa, quando la mafia albanese fece il suo ingresso in Italia. 
Il sistema criminale nigeriano è uno tra i più efficienti e pericolosi dell'Africa. Come già più volte ho detto esso prende forza dal suo essere paradossalmente non organizzato. 
La sua struttura è orizzontale e si organizza in maniera fluida e trasversale. Il suo principale mercato di riferimento è lo spaccio di droga e la prostituzione. Basti pensare che ogni anno l' 11% delle schiave sessuali nigeriane nel mondo (20.000 nigeriane), viene destinato al mercato italiano.

Che tra le tante tribù nigeriane gli Yoruba siano quelli più irruenti, è una cosa risaputa da tempo per chi frequenta quella terra, ma arrivare a dichiarare che esistano ristoranti in Lagos e Benin City che facciano mangiare carne umana, mi sembra un po' troppo esagerato. Anche qui nel problema generale che si è presentato in Italia, la comunicazione non fa altro che peggiorare la situazione. Ogni occasione è buona per esasperare la notizia aumentando così nella popolazione quella percezione di paura, rischiando di trasformarla in panico. Come in ogni Paese esistono gruppi di facinorosi, di criminali e di assassini, ma non tutti gli Yoruba o i nigeriani sono così. 
In Africa la ritualità è molto presente ed è alla base di quei gruppi criminali che pescano i suoi adepti tra i giovani dei villaggi, dove la cultura è assai bassa. Gruppi criminali che trovano terreno fertile nella fame, attirando nuove generazioni senza speranza. Si anche questo è un punto molto importante. L'assenza di speranza strettamente legata a una particolare concezione del futuro, nasce e prende forma dal vissuto di una popolazione martoriata da dittature, da estrema povertà, da una grande precarietà sanitaria e dalla eccessiva violenza in grado di sfociare in atti di sangue di piazza. Una prospettiva di vita improntata sul presente che offre alle giovani generazioni l'ingrediente primario per appartenere a questi gruppi. Ossia di di essere maggiormente incline ad azioni rischiose. Infatti per far parte di questi clan fluidi criminali, non servono particolari conoscenze o doti, ma si entra tramite un sistema "meritocratico". 
Ma questa visione, come quella di Meluzzi recentemente accennata in un video diventato virale e in alcuni articoli di giornale, è già vecchia. I gruppi criminali si evolvono continuamente e specialmente quelli nigeriani che mostrano il loro essere molto adattabili rispetto al contesto in cui agiscono. L'essere formati da piccoli gruppi liquidi non deve trarre in inganno, perché ognuno di essi è legato ma non affiliato a vere e proprie holding del crimine con base in Nigeria. Elemento fondamentale per rendere la rete criminale nigeriana molto difficile da estirpare e quindi anche molto pericolosa. 
Nuovamente torno a ripetere che c'è un impellente urgenza di seri programmi di sicurezza e di cooperazione internazionale per agire sui territori e bloccare un'incontrollata immigrazione che sta gettando le basi per la ramificazione di nuovi gruppi criminali in Italia e in Europa. Si all'accoglienza controllata di bisognosi profughi di guerra. Si ad una giusta integrazione e ad un contrasto al razzismo. No al banale populismo che vede in ogni persona un poveretto da salvare. No all'errore ideologico che vede ogni nero come un potenziale criminale.

di: Emmanuele Di Leo

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